Omicidio Sharon Verzeni: inizia il processo e Moussa Sangare si dichiara “innocente”, mentre il pm respinge la richiesta di perizia psichiatrica.
Si è aperto questa mattina presso la Corte d’Assise di Bergamo il processo a carico di Moussa Sangare, il 30enne accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d’Isola (il comune ha scelto inaspettatamente di non costituirsi parte civile).
Come riportato da Libero Quotidiano, l’atmosfera in aula era carica di tensione, accentuata dalla presenza dei familiari della vittima: il padre, la madre, la sorella e il compagno, Sergio Ruocco. Il gelo si è intensificato quando l’imputato ha pronunciato le sue uniche due parole.
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Omicidio Sharon Verzeni: la richiesta di perizia psichiatrica
Nel corso dell’udienza, l’avvocato difensore di Sangare ha chiesto alla Corte di disporre una perizia psichiatrica per valutare sia la capacità di stare in giudizio dell’imputato, sia la sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto. La richiesta si basa su alcune relazioni che parlerebbero di “atteggiamenti distaccati dalla realtà” da parte di dell’imputato.
Tuttavia, il pubblico ministero di Bergamo si è opposto fermamente a questa istanza, sottolineando che l’uomo era stato dimesso dal reparto protetti a settembre e che era stato definito “raziocinante e capace di capire“.
Il pm ha inoltre evidenziato come – subito dopo il delitto – il comportamento di Sangare dimostrasse lucidità e consapevolezza: “È scappato, ha cambiato la bicicletta, si è tagliato i capelli“, ha dichiarato. Sostenendo che ipotizzare un’incapacità di stare in giudizio sarebbe una “forzatura logica“. Per quanto riguarda la capacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio, il pubblico ministero ha parlato piuttosto di “apatia morale“.
Le uniche due parole di Sangare e il gelo in aula
Moussa Sangare è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. In aula, l’imputato è apparso freddo e distaccato: è entrato nella gabbia trasparente blindata e si è seduto senza mai incrociare lo sguardo dei familiari di Sharon Verzeni, rimanendo vicino al suo avvocato.
In un momento di silenzio carico di emozione, aggiunge Libero Quotidiano, ha pronunciato le sue uniche parole prima che la Corte si riunisse in camera di consiglio: “Sono innocente“, borbottate sottovoce. Un’affermazione che ha lasciato l’aula gelata.